Poesia di Filippo Cerchio
Lutti e sorgenti
Lutti, e sorgenti scoscese valicate
In pendii da fiocine e rocce,
Su per le incavi ritorsioni dove
Il fabbro e il suo maestro si crede
Sperimentino arsure e cocci di ferro,
Mutilato nella cava più secca
Nella riva pendente del monte.
Tra le concrezioni putrefatte
Di ultimi indugi e movimenti,
Ho ritrovato la possenza di fibre
Innocentemente lese dai venti.
Nei cancri di queste rive,
E di queste montagne in decomposizione,
Si ricercano le storie scancellate
E future-astratte mitizzazioni
Dei celesti dei mistificati.
Nell'indecisione di questa vita
Trovo le più vaste e devastanti
Metastasi, al cospetto di stallatiti
Pendenti in caveaux caduti
In baratri di prospettive,
Nell'invocazione delle lucciole
Toccate da emozioni mosse e fluide.
Iniziato nelle ninfeiche navi palustri
Dove il silenzio interrompe gobbe di buio
E sempiterno vuoto,
Mi riscopro a sognare di mondi infiniti.
E nel tornio di tempo della natura
E della sue bellezze acciecanti,
Siamo ovvi nella giustezza,
Ed io respiro ed assieme respiriamo
Fili concavi e convessità anomale
E semi-propulsive, e semplici odori
Della casa madre e paterna.
Concretizziamo, quindi, in un ultimo
Rigetto di vitalità le passioni,
Le lontananze, i brividi;
Come nel presentimento
Di una morte incombente
Ma che lascia ancora alla vita presente,
La speranza delle nubi.