Poesia di Domenico Marras
Lo spaventapasseri
Quando ero giovanotto non vedevo
l'ora di guadagnare quattro lire
per comprarmi abiti confezionati
con stoffe molto belle e delicate,
e scarpe con finissimo pellame,
come quelle che vedevo, le rare
volte che andavo a Sassari, a giovani,
certamente non umili braccianti,
di quella bellissima cittadina;
perciò, appena me le sono trovate
tra le mani, ho realizzato il mio sogno;
e con la giacca di stoffa ruvida,
i pantaloni di fustagno grezzo
e le scarpe di pelle grossolana,
ho fatto un brutto spaventapasseri
con cui difendere grano e legumi.
Oggi, però, quando ricordo quegli
indumenti, che pure, bene o male,
mi proteggevano dalle intemperie
e dagli sguardi curiosi di quelli
che ridono quando vedono le altrui
vergogne, non riprovo affatto il senso
di sollievo provato nel momento
del loro ripudio, ma un fortissimo
senso di colpa, senso di rimorso
e tristezza prossima alle lacrime.