Poeti Emergenti -
Poesia di Domenico Marras -
Il capitano Satta -
Nell’istante stesso in cui s’è sentito
Il primo squillo delle trombe d’oro
Con le quali i trombettieri celesti
Svegliano l’Esercito dei Defunti
Quando ci sono le grandi parate,
Lo scheletro del capitano Satta,
Della famosa Brigata Sassari,
Decorato al valore militare,
Morto per le ferite riportate
Durante la Prima Guerra Mondiale,
Spinto dal forte senso del dovere
E dal profondo amore per la Patria,
Non ricordando più d’essere morto,
Prima ancora che l’anima arrivasse,
E’ scattato in piedi come una molla,
E, dritto come un’asta di bandiera,
Visto che nessuno altro si era alzato,
Che nessuno dava segni di vita,
Ha iniziato ad urlare all’indirizzo
Dei ragazzi della sua compagnia:
Marras, Dore, Satta, Garroni, Pinna
Fois, Sechi, Vargiu, Mulas, Piras, Casu.
Massa d’assonnati e osteoporotici,
Ragazzi senza un filo di midollo,
Uomini senza sangue nelle vene,
E’ mai possibile che non sentiate
Lo squillare delle trombe angeliche
Ed il ruggito dell’alleato Piave,
Dove tutti ci coprimmo di gloria?
Alzatevi immediatamente in piedi
E precipitatevi ai vostri posti;
Perché, sappiate che, a marce forzate,
Dobbiamo raggiungere, quanto prima,
In tempo per poter partecipare
Alla tanto attesa ultima parata,
La biblica vallata di Giosafat.
Se qualcuno, smidollato, dovesse,
Disgraziatamente, battere fiacca
E raggiungere la valle in ritardo,
Cioè, dopo l’arrivo del Comandante
Supremo di tutte le Forze Armate
(Colà presente in tribuna d’onore),
Per tutto il mese laverà marmitte
E rimarrà consegnato in caserma.
Mentre, se faremo bella figura,
Andremo tutti quanti in Paradiso:
Premio sicuramente superiore
A tutte le nostre medaglie d’oro.