Poesia di Domenico Marras
Fobia bianca
Mancava poco al tramonto del sole,
e pure io mi dirigevo a ponente,
avendo la casa da quella parte,
per cui lui mi veniva dritto in faccia
e impediva di camminare spiccio.
Mentre rimediavo mettendomi una
mano a modo di visiera sugli occhi,
ho visto un negro che mi tallonava,
certamente con l'idea d'aggredirmi,
uccidermi pure, se necessario,
e impadronirsi del mio portafoglio.
Poiché sono un veloce corridore,
ad un incertissimo corpo a corpo
ho preferito una vincente fuga.
Dopo cinquecento metri di corsa,
certissimo d'averlo seminato,
mi son fermato e girato a guardare.
E che grande stupore e gran vergogna!
Me ne son dette di tutti i colori:
mi son dato perfino del razzista
(un razzista io, cristiano praticante,
per il qual vale la persona umana,
non certo meridiani e paralleli),
quando capii che chi mi tallonava
non era un negro, ma la mia stessa ombra.