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 Poesia di Domenico Marras
Nel portone del Paradiso

… Sì, solo qualche grappolino d'uva

e qualche fico: mele, pere e pesche

invece non ne rubavi. Va bene,

Gesù, rubavo pure mele, pere

e pesche, ma solo se avevo fame.

Tutti i ragazzi campagnoli, quando

si aveva fame (e se ne aveva spesso),

e la vigna si trovava nei pressi,

entravamo, specialmente durante

l'ultima guerra, per mangiar qualcosa,

quel che sul momento vi si trovava;

affinché di fame non si morisse.

E poi, Gesù, allora ero ragazzino,

e non sapevo, certo, di peccare.

Va bene, va bene, chiudo un occhio.

Dai! salta dentro e vai a domandare

scusa e venia ai vignaioli di Uri,

che troverai seduti poco avanti,

appassionatamente disquisendo,

come ai tempi di Piazza Molinu

(così era detta allora Piazza Alisa),

sulla bontà dei rispettivi vini.

Certo che vado a chiedere perdono

ai signori possessori di vigna

in Sos Renarzoso: Giuseppe Canu;

Giorgio Sogos, nella tomba del quale,

per volontà ed offerta della figlia

Mattia, cara amica di mia sorella

Michelina, vi riposa mio padre,

carissimo amico del padre suo;

Giovanni Sechi; Salvatore Marras

e, ultimo, Giovanni Battista Pinna,

anche lui di mio padre caro amico;

nonché coevo, della stessa classe:

anno milleottocentottantuno

dopo Te, dopo la tua umana morte.

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