Poesia di Catullo
Piangete o Veneri
Piangete o Veneri ed Amori
e tutti voi che avete un cuore.
È morto il passero della mia ragazza,
il passero, gioia della mia ragazza,
che lei amava più dei suoi occhi;
infatti era dolce come il miele
e la riconosceva come una bimba la sua mamma,
e, saltellandole intorno qua e là,
non la smetteva di cinguettare
verso la sua padrona.
Ora se ne va lungo una strada buia, verso un luogo dal
quale non si può più tornare indietro.
Oh, siate maledette, crudeli tenebre infernali,
che vi prendete ogni cosa bella
e ora mi avete strappato un passero così grazioso.
Che cattiveria! Povero passero!
Adesso per colpa tua gli occhi della mia ragazza
sono tutti rossi e gonfi di pianto.
Il poeta chiede che gli dei dell'amore e tutti gli uomini sensibili si uniscano al pianto di Lesbia
In questa lirica Catullo canta la morte del passero. Ma è solo un pretesto: il poeta vuole cantare ancora la sua donna. Catullo maledice le tenebre infernali, solo perché prendendosi il passero, hanno fatto piangere disperatamente la sua ragazza.