Poesia di Tony Basili
Prove di volo
Mentre salivamo per l’erta chini
Di sotto si guardava a manca e a dritta
E poi una balza ci accolse supini
E dopo un po’ lui lamentò una fitta,
ch’avea l’inguine e gli doleva assai,
come una lancia, dicea, che avesse infitta
ed a proseguir “è ben che tu lo sai,
che non posso più, se non per grazia
di quei che con lo spiro non ci perde mai”.
Ed io a lui “per questo piano si spazia
Come tu vuoi con gli occhi facilmente
Da render di vagar la voglia sazia,
ed io te ‘l dico però decisamente,
che fermarmi non potrò, m’urge la cima,
che raggiunger vorrei se non son lente
le gambe, ma prometto pur che prima
che faccia notte, sarò di ritorno
e ti porterò pur una poesia in rima,
ché sappi che ‘l salir m’apre a giorno
la testa sì che come un rio scrivo
e se non mi esce niente assai mi scorno,
però, che il cielo m’aiuti finché vivo,
a una cosa non facile m’accingo
e d’altro non mi curo, anzi schivo,
di qualunque cosa saròche a salir trovo
sulla mia strada se non porta il segno
della divina pietà di cui mi giovo.
Ma or ti lascio ché non sarei degno
Se indugiassi con un discorrer vano
Ad ascendere al ciel che mi fa segno
Di qualcosa d’ineffabile per l’umano
E tal che mi scoprirà cose mai viste
Da alcun che qui giù frugò con mano.
E quindi ti saluto, non esser triste,
Ché presto tornerò, se ciò m’è dato,
E con te lo spartirò se ancor resiste
l’amicizia che ci lega che m’ha scortato
fin qui sul monte che non conoscevo
cui sol per te senza timor son arrivato.
Quindi le ali metto ai pie’ e su mi levo
per le aspre rocce di cielo coverte
Con occhi supplici che pur in su levo
Ché mi dian forza che in luce converta
Se ancora può finchè ne sarò degno
E tale condizione non sia sofferta.
Quando sarò giunto poi farò un segno
Se sarà andato tutto bene, e presto
Riprenderò a scender con l’impegno
Di raggiungerti e questo te lo attesto
Sì che riferirti potrò quel c’ho visto
In modo chiaro e tutto quanto il resto.
Tutto ti sarà chiaro, se resisto,
ma se per caso non vedessi bene
il segno che ti ho detto perché tristo
m’è stato il salir e le sue pene,
conta come puoi le restanti forze
e scendi veloce chè la notte viene
e se le forze scadran e le risorse,
ti sarà certo arduo poi il ritorno,
verso la salvezza e le tue borse
che non ti serviranno pe’ altro giorno
le dovrai certo svuotar di quei pesi
e contar sulla fortuna con un corno
che dovrai tenerti accanto e nei mesi
che seguiranno, se avrai fortuna,
fai dei voti pure perché non presi
ti vengano i giorni dalla cattiva luna.
Così mi avviai su per lo scoglio
dicendo delle orazion dalla tribuna
di quel monte, e nel salir “io voglio!”
mi ripetevo pensando al fatto
che m’era accaduto, ché mai il soglio
avrei potuto veder, se non col patto
che fatto avevo andando al monte
e non n’ero riconosco del tutto adatto.
16.9.19