Poesia di Tony Basili
Dopo un amore
Di tanto in tanto perdo la pazienza
Ché star bloccato senza fare niente
Non s’accorda con la mia coscienza
E se non mi zavorro vo fuori di mente.
Quand’è così ritorno a certi amori
Che m’avean preso proprio malamente,
Seppur ricordo pure quei bei fiori
Che coglievamo e tu n’eri felice
Ma di tempo n’è passato e or m’ignori
E mi brucia perciò più d’una cicatrice
Sebben il problema c’era perché era ora
Che finisse la tua nenia ingannatrice;
Ma poi quando successe quello allora,
Pur seguitando ancor prudentemente
Non funzionò sicché come signora
Per timor scappasti senza dir niente
Sicché la sua ira fu che si quietasse
E col tempo poi mutò lentamente.
Ma se un giorno…o se magari già fosse,
La tua voce, il profumo… fragili assai,
Ti vedessi per strada e a quelle scosse
Ripensassi e all’imprudenza che ai guai
Non pensava allor, che tanto mi volevi,
non appena restavi sola, che farai?
Così l’amor che se di dosso te lo levi
Il bisogno d’esso si fa smanioso
Da non ricordar che a lei ti concedevi
E sebben l’insister un po' dubbioso
Pe’ l’animo tuo fosse pur con tal doni,
Ricordo il modo tuo sì fantasioso
D’amare da procurar tali abbandoni
Che mai prima d’allor avevo provato
Che vaniva l'aer d’ armoniosi suoni
Come a parer che allora fossi nato,
Con un calore che m’avvolgeva tutto
Chè col finivo col pensiero evaporato.
Però successe a seguir un che di brutto
Ché il riso tuo smarrii e sia dannato
Quell’invidioso e alquanto farabutto
Che ridotto m’ha un osso spolepato,
E lo so certo che questo non volevi;
Ma or sono così infin raccomodato,
e senza quel fatto che paventavi
Se tornassi da te ancor una volta
Ché mi dicevi talor se t’inquietavi
Che attento dovevo esser “caro, ascolta!
Ché se ancora con un'altra te ne vai,
La mia pazienza non troverai ‘sta volta,
E poi non pietire ancora ché ai tuoi lai
Sarò sorda e dura come pietra
E non ti vorrò più, e ne avrai dei guai
Se tentassi di incantarmi con la cetra
Ché ho vicino a frenarti certi amici
Usi a dissuader con una faretra!”
Così mi paventavi, ma allor felici
Eravamo ancor, sul tuo caldo letto,
E non pensavo ancor a quali cicatrici
M’avresti fatto ch’ero a te sì stretto
E di baci ti coprivo il seno, ed impudica,
Da sentirti ulular pe’l gran diletto;
Ma un dì ti troverò, se non s’intriga,
E forse già t’ho vista ma confuso
M’hai fatto restar e rimesso in biga
Chè uno sguardo è bastato, con un muso,
Capir m’hai fatto che, ormai non quella
Eri più da disporti ancor per un riuso;
E par che non ti garbi la storiella,
“D’un caffè…solo per parlare un poco...”
Ché appena mi senti, s’alza la procella
Che mi scassa il cor che finisce roco,
Ed allor comprendo che un altro ostello
Un’altra dimora dovrò farmi in altro loco
Ma poi dove posso andar con tal fardello
affaticato a questa età ché un tormento
Or mi stringe, e così dal cor ti svello.
Dice il saggio che a un tal momento
Non debba soggiacer ché presto passa,
E si avrà di sicuro un altro evento,
Se poi il bagaglio del tutto non si scassa,
Ché potrai riappuntar come una matita
e gioia n’avrai ancor... che poi ti lassa!
20.11.2019