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Il bagno di Enlil (Da Z. Zitchin "Il pianeta degli dei") di Tony Basili

Il bagno di Enlil (Da Z. Zitchin "Il pianeta degli dei")
di Tony Basili


Non c’era ancora l’uomo, ma donna
Avea già l’arte di tutte quelle appresso
Si chè Sud la dea si tolse la gonna
E poi tutto il resto ed aspettò il fesso
Che nientemeno era un dio del cielo
E lei lo aspettava al mare senza un velo.
Così le disse la mamma: “fatti furba
Che se vuoi conquistare chi ti piace,
Sei dea certo , però nuda lui si conturba
e con te si mette perchè gli piace,
chè il maschio, anzitutto un dio, ha il pisello
e usa, ti dico quello più del cervello.
Così fece la dea, che Sud si chiamava
E quando Enlil la vide, vergognosa
Par si mostrasse a lui che l’implorava,
E disse che la cosa era dolorosa,
fare l’amore, chè ce l’avea stretta,
ma quello infoiato non le dà retta.
Si disse a Nippur che la prese a forza:
“Povera figlia”, disse la mamma, “violentata
Me l’ha, povera cara, ed or la risorsa
Della purezza, dal dio le è strappata!”
E sparse in giro questa bella storia
Che al dio Enlil costò un po’ di gloria.
Insomma era un dio, ma certe cose
Son da tribunale, da telefono rosa,
E le dee di Nippur di tal fatto golose,
Ne disser tante e fu sì fantasiosa
La storia chè, del dio volean l’esilio,
Perché gelose e pensavan: “ce fossi io!”
Ma poi queste cose finiscon presto
Chè il dio le diede non un bel brillante,
ma molto di più, con un gran bel gesto,
“io mi ti sposo e fino al sol calante,
Ti faccio signora che stai per darmi un figlio
Che posso metter subito nel gran consiglio.
Era un tempo che l’uomo ancor non c’era,
ma gli dei sumerici si comportavano così,
come fè dopo il popolo di testa nera,
ma passò del tempo ed il motivo lo sortì
un altro dio che era di lui più antico:
Enki era, e ancor non c’ho scritto un rigo.

S.M./ 12.2.19

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