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Poesia di Angelo Michele Cozza 
Occasum 

Ignoro se la brezza che mi sospinge
sia diffusore di essenze di fiori
o di miasmi di fogna a cielo aperto:
oggi il discernere è solo una paurosa facoltà
non più desta di un ghiro in letargo;
difettivo è l'olfatto nei cunicoli della vita
tutto crolla nel dubbio se uno scegliere s'azzarda.
Si respira male o quasi più non si respira:
le muffe e il ciarpame esalano pestiferi
nel tanfo si resta contaminati
e lavaggi di aceto non bastano a bonificare l'aria.
Bisognerebbe allontanarsi!
Ma dove riportarsi: forse nell'astrazione, nel mito
su una piattaforma astrale, fuori del mondo?
Tante volte girando su un perno ideale
mutammo angolazione, gibigianne o lampeggianti
seguimmo per allontanarci dall'ignoranza
bruciata poi restò dietro di noi l'illusione
di aver scelto l'orientamento migliore.
Il perfettibile è imprendibile, ammettiamolo
il male con l'ottusità è sempre in sovrappiù
non taglia la tenebra e la sua via si scava.
Ci nutriamo di fumi di borie e di tossiche scorie
ma se incommestibile o indigeribile è ogni sostanza
allora di che ci nutriamo e cresciamo!
Passa e logora a modo suo il tempo,
senili ci si incurva e sbava la speranza
tutto si fa antico; mentre dura l'impostura
polvere tarlata o cenere è già ogni ceppo
nulla più di salvifico si attende prima del congedo
in stantie ci si accovaccia e ebeti si aspetta.
Disimpariamo a vivere per imparare a morire
abdichiamo al pensiero; oltrepassiamoci
smettiamo di essere: è la meta!
"Chi conosce il suo limite non teme il destino".

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