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27 gennaio giorno della memoria
Il diario di Anna Frank
Domenica, 21 giugno 1942

Domenica, 21 giugno 1942
Cara Kitty,
nella classe Prima B tremano tutti: sta per riunirsi il consiglio dei professori. Metà dei miei compagni non sanno se saranno bocciati o promossi, e fanno delle scommesse.
Miep de Jong e io ce la ridiamo di gusto dei nostri due vicini di banco che hanno scommesso tutto il loro gruzzolo;
delle vacanze. "Tu passera", "No", "Si" e cos a mattina  a sera. Gli sguardi di Miep, che implorano silenzio, e i miei maligni insulti non riescono a riportare i due alla calma.
Secondo me un quarto della classe dovrebbe esser bocciato (ci son tanti somari!), ma i professori sono la gente più capricciosa che esista, e forse, una volta tanto, saranno capricciosi in senso buono..
Per le mie amiche e per me non ho tanta paura, dovremmo cavarcela. Soltanto per la matematica sono incerta.
Insomma, stiamo a vedere. E intanto ci facciamo coraggio l'una con l'altra.
Coi miei insegnanti mi trovo bene; sono nove in tutto, sette professori e due professoresse. Il vecchio Kepler, di matematica, da parecchio tempo ce l'aveva con me, perché chiacchieravo troppo; dopo molte ammonizioni mi appioppò un penso: fare un componimento sul tema "Una pettegòla". Una pettegola? Cosa scriverci su? Ma c'era tempo di pensarci; dopo averne preso nota rimisi il quaderno nella borsa e cercai di stare tranquilla.
La sera, a casa, quando ebbi terminato tutti gli altri compiti, posi gli occhi sul tema del componirI1ento. Rosicchiando la mia stilografica cominciai a pensarci su: a scribacchiare le solite cose e a distanziare molto le parole per tirarla in lungo sono buoni tutti, ma il bello era trovare una dimostrazione, decisiva, delle 'necessità di chiacchierare. Pensa e ripensa, mi venne un'idea, riempii le tre prescritte facciate, ed ecco fatto. Addussi come argomento che il chiacchierare è femminile, che io avrei bensl fatto del mio meglio per limitarmi un poco, ma che non avrei mai disimparato, perché mia madre chiacchierava come me e coi caratteri ereditari c'è poco da fare.

Il professor Kepler dovette rider molto dei miei argomenti, ma siccome nelia lezione seguente continuai a chiacchierare per tutta l'ora, mi assegnò un secondo componimento. Questa volta il tema era "L'incorreggibile pettegola". Anche questo fu consegnato e per due lezioni Kepler non ebbe a lagnarsi. Ma nella terza la storia ricominciò. « Anna, siccome continui a chiacchierare, per punizione farai un componimento sul tema "Quà, quà, quà, dice la signorina Boccadoca". » La classe scoppiò a ridere. Dovetti ridere anch'io, sebbene la mia capacità inventiva quanto a componimenti sulle pettegole fosse esaurita.
La fortuna mi aiutò; la mia amica Sanne, buona poetessa, mi offerse il suo aiuto per scrivere il componimento in rima dal principio alla fine.
Ero felice. Kepler voleva canzonarmi col suo tema senza senso, io lo avrei canzonato tre volte tanto con i miei versi.

La poesia venne fuori, ed era stupenda. Trattava di una madre anitra e di un padre cigno che avevano per figli tre anatroccoli; essi venivano uccisi a beccate dal padre perché troppo ciarlieri. Kepler per fortuna stette allo scherzo, e lesse la poesia, commentandola, nella mia classe e in parecchie altre.
Da allora in poi potei chiacchierare senza aver pensi, anzi, Kepler ci scherzava sopra.
La tua Anna

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