Giornata della Memoria
Diario di Anna Frank
Ho una grande paura che ci scoprano e ci fucilino
Cara Kitty, papà, mamma e Margot non riescono ancora ad abituarsi alla campana della Westertor, che rintocca ogni quarto d'ora. lo invece la trovo molto gradevole, e soprattutto di notte quel suono è per me come un amico fedele. Ti interesserà sapere come mi trovo nel mio nascondiglio; ebbene, posso soltanto dirti che neppure io ancora lo so. Credo che in questa casa non mi sentirò mai a mio agio. Non
voglio dire con ciò di trovarmi male qui; mi sembra piuttosto di essere in vacanza in una pensione alquanto singolare.
È un modo un po' strambo di considerare il nostro occultamento, ma davvero non riesco a sentirlo diversamente.
L'alloggio, come nascondiglio, è l'ideale. Sebbene sia umido e sbilenco, credo che ad Amsterdam, e forse in tutta l'Olanda, non abbiano mai costruito niente di più comodo per chi abbia bisogno di nascondersi.
La nostra cameretta; coi suoi muri nudi, era assai disadorna; grazie al babbo che fin da prima aveva portato qui la mia collezione di stelle del cinema e di cartoline illustrate ho trasformato la stanza, dopo averne spennellato di colla le pareti, in una fitta mostra di figurine.
Così ha un'aria molto più allegra, e quando verranno i Van Daan, con la legna che c'è in soffitta faremo qualche scaffaletto e altre graziose carabattole.
Margot e mamma si sono un po' ristabilite. Ieri, per la prima volta, la mamma avrebbe voluto preparare una minestra di piselli, ma siccome s'era trattenuta sotto a chiacchierare, dimenticò la minestra sul fuoco, col risultato che i piselli, bruciacchiati, non si potevano più staccare dalla
pentola. Il signor Koophuis mi ha portato il Libro per la gioventù.
Ieri sera siamo andati tutti e quattro nell'ufficio privato e abbiamo attaccato la radio inglese. Avevo tanta paura che qualcuno ci potesse udire, che letteralmente supplicai papà di ritornare di sopra con me. Mamma capì la mia angoscia e venne su lei pure.
Anche per altre cose abbiamo una grande paura che i vicini ci possano sentire o vedere.
Fin dal primo giorno abbiamo fabbricato le tendine. Veramente non si potrebbe parlare di tendine, perché non si tratta che di alcuni tell trasparenti, del tutto diversi per forma, qualità e disegno, che il babbo e io abbiamo cucito malamente insieme, proprio da inesperti. Poi abbiamo fissato questi capolavori alle finestre con delle puntine da disegno, e non li toglieremo più per tutto il tempo che rimarremo nascosti.
Accanto a noi, a destra, c'è una grande casa commerciale, e a sinistra una fabbrica di mobili; finite le ore di lavoro, nei locali non resta più nessuno, però i rumori potrebbero anche essere uditi. Abbiamo proibito a Margot di tossire di notte, sebbene si sia preso un bel raffreddore, e le facciamo ingoiare grandi quantità di codeina. .
La prossima venuta dei Van Daan, che è stabilita per martedì, mi rallegra molto; ci sarà più compagnia e meno silenzio.
È il silenzio infatti che mi rende nervosa di sera e più ancora di notte. Non so quel che darei perché qualcuno dei nostri protettori dormisse qui.
Non poter mai andar fuori mi opprime indicibilmente, e ho una gran paura che ci scoprano e ci fucilino.
Non è certo una prospettiva piacevole. Di giorno bisogna camminare piano piano e parlare a bassa voce, perché nel magazzino potrebbero udirci.
Ora mi chiamano.
La tua Anna
Sabato, 11 luglio 1942