Per il giorno della memoria 27 gennaio
Dal diario di Anna Frank
Se avessi una amica
In questa pagina del Diario di Anna Frank, la ragazzina ebrea costretta a vivere con la famiglia e altre persone in una soffitta di Amsterdam per sfuggire alle deportazioni naziste, troverai alcuni dei motivi che caratterizzano la tua età: desiderio di essere autonomi dagli adulti e bisogno tii trovare in essi sicurezza e protezione; la vita interiore che diventa un'altalena di slanci e tristezza. Il bisogno impellente di confidarsi a qualcuno fa dire ad Anna: «Se avessi un'amica»; in mancanza di una
amica che l'ascolti ne crea una immaginaria, Kitty, alla quale apre il proprio mondo di adolescente.
Mercoledì, 5 gennaio 1944
Cara, Kitty,
oggi debbo confessarti due cose e ci metterò parecchio tempo, ma bisogna che le racconti a qualcuno e non posso raccontarle che a te, perché sono certa che tu tacerai sempre e in qualunque circostanza.
La prima cosa riguarda la mamma. Sai che mi sono molto lagnata di mamma pur sforzandomi sempre di essere gentile con lei. Ora ho capito, quasi improvvisamente, qual è il suo difetto.
Essa ci ha detto che ci considera più sue amiche che sue figlie, Questo è bellissimo, ma un'amica non può occupare il posto di una madre. lo ho bisogno di mia madre per prenderla a modello e venerarla. Ho l'impressione che Margot in queste cose la pensi diversamente, e che non comprenderebbe mai ciò che ti ho raccontato. E il babbo evita tutti i discorsi che riguardano la mamma.
Una madre, come la immagino io, deve soprattutto mostrare molto tatto, soprattutto verso quelli dei suoi figli che hanno la nostra età; non deve fare come mia madre, che mi deride quando piango per una ragione che non sia un dolore fisico.
Sarà una sciocchezza, ma c'è una cosa che non le ho perdonato. Un giorno dovevo andare dal dentista; mamma e Margot dovevano venirci anche loro e mi permisero di prendere la bicicletta. Quando avemmo finito dal dentista, e ci trovammo di nuovo sulla porta, Margot e mamma dissero che andavano in città per guardar qualcosa o far degli acquisti, non so più precisamente. lo volevo andar con loro, ma non mi fu consentito, perché avevo la bicicletta. Mi vennero le lacrime agli occhi per la rabbia, e Margot e mamma presero a deridermi.
Allora divenni così furiosa che, in strada, mostrai loro la lingua, mentre una donnetta che passava per caso guardava scandalizzata.
Corsi a casa in bicicletta e piansi ancora a lungo. :
È singolare che la ferita infertami allora da mamma mi bruci ancora adesso, quando penso a quanto mi sono adirata.
L'altra cosa che ti devo dire riguarda proprio me, e perciò mi costa fatica raccontartela. Ieri ho letto un articolo di Sis Heyster che parla dell'arrossire.
Sembra che l'articolo sia scritto apposta per me. Sebbene io non arrossisca tanto facilmente, le altre cose che vi sono dette fanno proprio al caso mio.
L'autrice scrive, press'a poco, che una ragazza negli anni della pubertà si chiude in se stessa e riflette sopra i miracoli che si compiono nel suo corpo.
Anch'io sono arrivata a questo, e perciò negli ultimi tempi mi pare di essere in soggezione di fronte a Margot, alla mamma e a papà. Margot invece, pur essendo molto più timida di me, non si sente affatto imbarazzata.
lo trovo meraviglioso quello che mi succede, e non soltanto quello che è visibile all'esterno del mio corpo, ma quello che vi si compie internamente. Appunto perché non parlo mai con nessuno di me e queste cose ne parlo con me stessa.
Inoltre Sis Heyster scrive che le giovinette in quegli anni non sono ben sicure di sé e vanno accorgendosi di essere donne fatte, con idee, pensieri e abitudini proprie. lo, che sono venuta qui poco dopo i tredici anni, ho cominciato prima delle altre ragazze a riflettere su me stessa e a sentire che posseggo una personalità indipendente. Di sera, a letto, mi viene sovente un terribile bisogno di sentire se il mio tuore batte tranquillo e sicuro.
Se avessi un'amica!
la tua Anna