Favola di Esopo
Il leone, la volpe e il cervo
Un leone che giaceva ammalato in una caverna, disse alla volpe che gli era affezionata e veniva a visitarlo: Se tu vuoi che io guarisca e che viva, devi, con le tue dolci parole, abbindolare quel gran cervo che abita nel bosco, e spingerlo tra le mie zampe: ho una gran voglia delle sue viscere e del suo cuore..
La volpe andò, trovò il cervo che scorrazzava tra i boschi, e, tutta complimentosa, lo salutò, dicendogli:
Son venuta a portarti una bella notizia.
Il leone nostro re, che, come sai, è mio vicino di casa, è ammalato, ormai in punto di morte.
Egli ha dunque pensato quale delle bestie dovrà succedergli nel regno.
Il cinghiale, diceva, è uno stupido, l'orso è balordo, la pantera è collerica, la tigre è tutta fanfaronate; il più adatto a fare il re è il cervo, che ha una bella statura, che vive per molti anni, che con le corna fa paura ai serpenti...
Ma perché farla lunga? In conclusione, sei stato scelto per essere re.
E per me che son stata la prima a dirtelo, che regalo ci sarà?
Sù, dimmelo, ché ho fretta; ho paura che mi cerchi di nuovo, perché in tutte le faccende ricorre sempre al mio consiglio.
Se dài retta a me che son vecchia, io ti consiglierei di venire anche tu e di stargli vicino finché non muore.. Così disse la volpe.
A queste parole il cervo si montò la testa, e, ignaro di quel che l'aspettava, s'avviò verso la caverna.
Il leone si precipitò d'un balzo su di lui, ma riuscì soltanto a lacerargli le orecchie con gli artigli, mentre quello riparava di corsa tra i boschi.
La volpe batté le mani, disperata d'aver sprecato le sue fatiche.
Il leone piangeva, ruggendo a gran voce, vinto dalla fame.e dal dolore, e scongiurava la volpe di fare un'altra prova e di escogitare uno stratagemma per portarglielo di nuovo.
Quella gli rispose: Difficile e faticoso è quel che tu mi 'ordini.
Tuttavia ti presterò ancora il mio aiuto.
E come un segugio gli andò dietro, macchinando trappolerie e domandando ai pastori se avevano veduto un cervo insanguinato.
Quelli la indirizzarono nel bosco, dove essa trovò che riprendeva fiato, e sfacciatamente gli si fermò davanti, Il cervo, pieno d'ira e con il pelo rabbuffato, gridò:
Non mi prenderai più, sporca bestiaccia; se ti avvicini a me sei morta.
Va' a volpeggiare con quelli che non ti conoscono, Va' a scegliere qualcun altro per farlo re e per montargli la testa ». E la volpe rispose: .Ma perché sei vile e pauroso?
Perché sospetti di noi, tuoi amici?
Il leone t'aveva afferrato per le orecchie perché voleva darti dei suggerimenti e delle istruzioni sulla tua importante missione di re, prima di morire.
E tu non sei stato capace di sopportare il graffio della zampa d'un povero malato!
Ora egli è più adirato di te, e vuoI lasciare il regno al lupo. Ahimè, che brutto padrone!
Ma su, vieni, non aver paura, e non comportarti come una pecora.
Ti giuro, per tutte le foglie e per tutte le fonti, che il leone non ti farà nulla di male; quanto a me, sarò soltanto ai tuoi servizi.
Ingannando in tal modo il disgraziato, lo indusse a tornarvi.
E quando fu entrato nella caverna, il leone ebbe il suo pranzo e si succhiò tutte le ossa, le midolla e le viscere del cervo.
La volpe stava là a guardarlo: cadde per terra il cuore, ed essa l'afferrò e se lo mangiò come compenso delle sue fatiche. Il leone, intanto, facendo passare tutti i pezzi, non riusciva a tro vare il cuore. La volpe, fermandosi un po' lontano, gli disse:
Ma quello, di cuore non ne aveva.
Inutile cercare; che cuore vuoi che avesse uno che per due volte è venuto nella tana, anzi proprio tra le zampe del leone?
Il desiderio degli onori turba la mente umana e oscura la visione dei pericoli.
Favola sui desideri